L’ho di nuovo incontrata ed è stato piacevolissimo rivederla. Veronique la conobbi per la prima volta ai chiostri di San Barnaba durante la sfilata di Septwolves.
Con il sorriso pieno di musica mi racconta che viene spesso alla Bottega 12 a Milano. I cocktails sono una meraviglia e il loro creatore è un professionista. Lo so, dico io mentre sorrido, conosco Adolfo da anni e non riesco proprio a immaginarlo in una veste diversa.
E’ mentre parlo, in modo silenzioso l’ammiro. Penso che il suo stile mi piace, e ho la sensazione che vesta con eleganza tutto ciò che indossa. Anche se è solo la seconda volta che la incontro sento che è così, o forse voglio che sia così.
“Ti devono piacere molto le bretelle, vero?”
“Come scusa?”
Concentrato sui miei pensieri, mi accorsi della sua domanda soltanto qualche istante dopo.
“Oh si le adoro” dissi dopo averle fatto ripetere la domanda due volte.
Veronique e la sua casualità consapevole
Quello delle bretelle fu un argomento che ci tenne appassionatamente impegnati entrambi, e mentre Adolfo ci consegnava il suo “Negroni Leivi” molto particolare, le raccontai che il modello che indossavo era il mio ultimo acquisto. La Brestige era una realtà italiana nei dintorni di Verona che produceva in maniera completamente artigianale, e notavo quanto lei fosse interessata ad ascoltarmi soprattutto quando ne esaltavo i dettagli, le asole in vera pelle, la particolare elasticità del materiale e le cuciture fatte a mano che rendevano questo accessorio così esclusivo. In quel momento mi sentivo tronfio a indossare qualcosa che mi permetteva di stare in completa sintonia con lei, non avrei desiderato altro; Veronique e lo stupefacente Negroni “rivisitato” di Adolfo.
“Mi fa piacere averti rivisto” mi disse “ancor più in maniera del tutto casuale.”
“Si è vero”, pensando a quale senso potesse avere tutto ciò.
“Ora però è arrivato il momento di giocare sul serio alla casualità consapevole”
“Giocare?” “casualità consapevole?” dissi.
Se qualche minuto prima avevo la certezza che avrei fatto il bis, dopo le parole di Veronique cominciavo a credere che avrei dovuto smettere di bere anche il primo cocktail.
“Si, certo” rispose consegnandomi una busta e salutandomi nel contempo; regola numero uno, avrei potuto aprirla solo dopo che fosse uscita dal locale.
Dandy E.