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    Il Coppo, Erica e la pipa Castello

    FRANCO COPPO

    Il custode della pipa di Erica

    Mi trovo in una segheria artigianale o almeno così mi sembra.

    Cataste di legno ovunque, il suo odore nell’aria e i rumori degli strumenti da taglio. Poi cerco di capirne meglio avvicinandomi a degli uomini, ognuno nella sua postazione, intenti a far nascere qualcosa da un pezzo di radice di Erica arborea, un arbusto sempreverde tipico delle regioni mediterranee.
    La luce è quasi assente. Una piccola lampadina orientata su ciò che stanno creando insieme a dei raggi di luce naturale che, attraversando dei grandi finestroni di fronte alle loro teste, colpiscono con magnificenza quel ciocco di radica nelle loro mani.

    Mi accorgo che stanno facendo delle pipe, le Pipe Castello. Una realtà tutta italiana che settant’anni addietro un certo Carlo Scotti aveva deciso di far nascere dal suo amore per loro e che molte personalità nel corso degli anni avrebbero avuto modo di apprezzare: dal nostro amato Presidente Sandro Pertini al Primo Ministro inglese Harold Wilson, fino a Bearzot e Giulio Marchetti.

    Pipa Castello

    Qui dentro il tempo pare essersi fermato agli anni ’50 e ora la mia percezione del luogo cambia, mi sento in una bottega d’arte. Immagino che in quella di Cimabue, nel lontano 1240 l’ambiente doveva essere così; un gruppo di artigiani e artisti, tra i quali Giotto, che imparavano ed eseguivano sotto la direzione del loro maestro. Solo le lampadine e qualche altra diavoleria moderna fanno la differenza, null’altro.

       Franco Coppo è ora il maestro di questa bottega. Un elegante signore, custode di quei processi di lavorazione che nel tempo vengono tramandati, difensore da mani impure che non sono degne di stringere una pipa artigianale Castello.

    E’ questa l’impressione che mi ha fatto nel presentarsi.

    Pipa Castello

    Qual è l’elemento che contraddistingue le vostre creazioni?   

     L’unicità. Essa nasce dal rispetto che abbiamo per la bellezza del legno. Nessun produttore è capace di amarlo e lavorarlo come lo facciamo noi. La macchina è perfetta ma è l’uomo , con la sua esistenza piena di limiti e difetti, che rende unica la nostra pipa.

    Quali sono le sensazioni che le vostre pipe cercano di dare a chi le possiede?

    Calore e leggerezza. Il calore che il legno trasmette e ricambia con la mano di chi la possiede e la leggerezza come risultato di un prodotto raffinato ed esclusivo totalmente fatto a mano.

    Armonia presente nella sua azienda; qual è la prima immagine che le viene in mente?

    La chiave di violino. In fondo la pipa ha un po’ le sue forme.

    Qual è oggi lo stile della sua azienda?

    Funzionalità e bellezza sempre in evoluzione; la macchina è ferma e l’artigiano che si muove nel tempo.

    La sua personale definizione di eleganza?

    L’eleganza è quella cosa che non offende ma fa sentire a proprio agio chi ci sta intorno.

    Che impatto ha la bellezza sul risultato, nella sua azienda?

    Totale. La bellezza è il nostro primo comandamento, insieme alla funzionalità. Una pipa dotata di una bellezza superiore che vada al di sopra della nostra personale percezione con il risultato di poter comunicare in maniera universale con ognuno dei nostri clienti.

    Grazie a Davide Bordogna per le foto

     

    Dandy E.

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